VI32889 | Credito e finanza
“Dopo un anno intero di numeri terribili, la produzione industriale vicentina alza la testa e torna in terreno positivo così come tutti i macrotrend di vendita, sia italiani che esteri. È chiaro che il segno ‘più’ si riferisce ad un periodo, il primo trimestre 2020, in cui già scontavamo l’inizio del lockdown e quindi non dobbiamo farci prendere da facili entusiasmi, ma leggere i numeri con raziocinio. Detto questo, la retta via è stata imboccata e i grandi sforzi fatti nelle nostre fabbriche vanno incentivati e alimentati”.
Questo il commento della Presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia alla 151^ indagine congiunturale degli Industriali berici sul trimestre gennaio-marzo 2021 i cui dati, quindi, prendono come riferimento il medesimo periodo del 2020 quando, con l’arrivo della pandemia, la produzione e le vendite nel mercato interno segnarono cali superiori all’8% e i mercati esteri oscillavano tra il -3,5% e il -4,5%.
Tornando al presente, il primo trimestre 2021 vede il rilancio dell’attività delle imprese manifatturiere vicentine con la produzione industriale che torna a crescere del 3% rispetto allo stesso periodo del 2020, confermando l’avvio di un processo di ripresa che si dovrebbe consolidare nel corso dell’anno.
MERCATO INTERNO ED EXPORT
Per quando riguarda il mercato interno, il fatturato è risultato in forte aumento (+4,3%) mentre le vendite sul mercato comunitario si è fermato ad un più timido +0,1% anche se bisogna sottolineare come, per tutto il 2020, il mercato europeo è stato quello che ha tenuto di più tanto da tornare in positivo già nel terzo trimestre 2020. Si tratta quindi, del terzo trimestre consecutivo in cui il mercato UE risulta in crescita.
Il risultato positivo più significativo è stato registrato dalle esportazioni verso i paesi extra UE, con un fatturato che è aumentato del 7,6% rispetto allo stesso periodo del 2020.
“Paesi che hanno vaccinano e sono ripartiti più in fretta di noi, come i colossi Cina e Stati Uniti, ma anche realtà come Israele, senza contare che, ora, la Gran Bretagna rientra nel novero dei paesi extra UE, hanno spinto questo dato molto in alto – spiega Dalla Vecchia -. Mi auguro questo sia un segnale anticipatore di quello che potrà avvenire anche nei prossimi mesi per il mercato comunitario, con l’Europa che finalmente sta riaprendo confini e attività”.
ORDINI
In questo senso, un segnale di risveglio dei mercati lo offre anche il dato del portafoglio ordini tra coloro che registrano aumenti, il 54% del campione, contro quelli che registrano diminuzioni, il 21%.
Il saldo, +33, è sensibilmente migliorato rispetto al -9 dell’ultimo trimestre 2020.
LIQUIDITÀ E INCASSI
Rispetto al 2020, diminuisce ancora la percentuale di aziende che denuncia tensioni di liquidità (8%) ed è in flessione anche la percentuale di imprese che lamenta ritardi negli incassi (11%).
PREZZI
È la nota dolente che emerge da questa rilevazione trimestrale.
Nel primo trimestre 2021 i prezzi delle materie prime sono decisamente aumentati (+20,8%).
Qualche impatto si è avuto anche sui prezzi dei prodotti finiti, cresciuti anch’essi del +4,6%.
“All’innalzamento spropositato del costo delle materie prime – dice la Presidente di Confindustria Vicenza –, c’è da aggiungere il grave problema della scarsità di materia disponibile, o perché non viene prodotta o perché non viene spedita in quantità sufficiente. Se non si avrà un’inversione di tendenza, il rischio è che nel secondo semestre molte produzioni dovranno rallentare quando non addirittura fermarsi. E questo sarebbe drammatico, oltre che paradossale, in un momento in cui si dovrebbe correre il doppio per recuperare il terreno perso nell’ultimo anno”.
OCCUPAZIONE
Stante il permanere del blocco dei licenziamenti che quindi rende questo dato ancor più particolare rispetto allo storico delle rilevazioni congiunturali di Confindustria Vicenza, nel periodo gennaio-marzo 2021 l’occupazione segna un aumento del numero di addetti pari all’1,1%.
Il 59% delle aziende dichiara di aver mantenuto inalterato il proprio livello occupazionale, il 27% l’ha aumentato, mentre il 14% ha ridotto la propria forza lavoro.
Photo by Simon Boxus on Unsplash
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