VI34683 | Fisco
“Ci siamo trovati di fronte ad una sostanziale stabilità dei tributi locali nei confronti della imprese, il che, in sé, non è un dato necessariamente positivo considerato il notevole aggravio che hanno subito gli immobili delle imprese a livello di tassazione locale dovuto agli interventi del legislatore nazionale a partite dal 2011”.
La presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia commenta così i dati che emergono dal 6° rapporto “La fiscalità locale sugli immobili industriali della provincia di Vicenza” (in allegato il report completo) a cura degli Industriali berici, in cui si analizzano i tributi locali degli anni 2020 e 2021, in riferimento a un ‘fabbricato tipo’ del comparto industriale, per tutti i 114 Comuni della Provincia di Vicenza.
"Altro fattore emerso dall’analisi – aggiunge Dalla Vecchia –, è la fortissima disparità esistente tra un Comune e un altro. Nella nostra provincia, un medesimo fabbricato sito in un Comune può subire un’imposizione tributaria locale, nello specifico parliamo della TARI, 13 volte superiore rispetto ad un altro. È chiaro che non tutti i territori sono uguali, alcuni sono meglio serviti di altri, alcuni hanno una densità più importante di imprese rispetto ad altri e quindi è normale che i fattori di differenziazione ci siano e possano essere anche consistenti. Ma un moltiplicatore del genere appare certamente singolare. Questi numeri sono figli della complessità e mancata organicità della burocrazia del nostro paese, che consiglierebbe una revisione del sistema dei tributi locali in chiave di semplificazione e di maggiore vicinanza alle esigenze del territorio”.
Nel 2021, gli estremi, in questo senso, sono individuabili in Tonezza del Cimone, la cui TARI ammonta a 547 euro, e Arzignano, che raggiunge quota 7.100. Ma se Tonezza, in virtù della propria particolarità geografica, può essere considerato un paragone poco significativo, basti pensare che la media, nel Vicentino, non raggiunge i 3.000 euro (2.927 euro) e circa il 15% dei Comuni sfonda quota 4.000 euro.
Più in generale, nel 2021, in media, un capannone di area complessiva di 10.000 mq ha pagato 19.682 euro tra TARI e IMU, contro i 19.592 euro del 2020 e i 19.561 euro del 2019.
I Comuni più onerosi sono Arzignano, (27.593 euro), Crespadoro (25.118 euro) e Lonigo (23.811 euro).
I più competitivi dal punto di vista del costo dei tributi locali sulle imprese industriali sono Roana (14.730 euro), Gallio (15.321 euro) e Chiuppano (15.565 euro).
Tra i Comuni più popolosi della provincia, Arzignano e Lonigo sono rispettivamente il primo e terzo più onerosi, come detto. Montecchio Maggiore è il 4°, Vicenza 9°, Valdagno 49°, Thiene 59°, Bassano del Grappa 61°.
“La nostra analisi – aggiunge Marco Meloncelli, responsabile dell’Area Fiscale di Confindustria Vicenza – evidenza come, per quanto riguarda l’IMU, i Comuni siano mediamente virtuosi. Partiamo dal fatto che i Comuni fungono, di fatto, da esattori per conto dello Stato a cui va il 7,6 per mille dell’IMU sui fabbricati industriali. Numero che va a identificare l’aliquota minima a cui i Comuni possono aggiungere una quota, che rimarrebbe interamente nel Comune, fino ad arrivare anche all’11,4 per mille. Mediamente i sindaci vicentini si sono fermati al 9,33 per mille, quindi con il 7,6 per mille destinato a Roma e l’1,73 per mille che rimane nel Comune. Anche qui abbiamo notato una certa stabilità. Solo un Comune, Marano, ha diminuito l’IMU nel 2021 mentre quattro, Enego, Cogollo, Villaverla e Isola Vicentina, l’hanno aumentato”.
Sulla TARI invece la questione è molto più complessa: “È chiaro che per un contributo come la TARI, che riguarda quindi i rifiuti, prodotti, l’obiettivo dovrebbe essere quello di una tariffa puntuale, che faccia pagare di più chi produce più rifiuti e meno chi ne fa meno: metodo non solo più equo, ma anche incentivante da un punto di vista ambientale – spiega Piergiorgio Mondini, dell’Area fiscale di Confindustria Vicenza ed estensore del rapporto -. Attualmente, invece, la maggioranza dei Comuni si basa su sistemi presuntivi, come quello che calcola la TARI in base alla superficie del fabbricato industriale che non è necessariamente un parametro credibile rispetto alla quantità di rifiuti da smaltire”
La preoccupazione principale riguarda ciò che accadrà con la TARI del 2022: “Il Ministero della Transizione Ecologica – afferma la presidente Dalla Vecchia – ha finalmente indicato, e confermato con successiva circolare, come alcune superfici produttive dei capannoni industriali, in particolare dei magazzini collegati a queste attività, debbano essere esentate dal pagare la TARI a partire dal primo di gennaio di quest’anno. Cosa che Confindustria Vicenza richiede e sollecita da diverso tempo. Preoccupa, però, che l'ANCI abbia assunto un approccio opposto. A questo riguardo rinnoviamo l’invito agli amministratori locali vicentini affinché seguano le indicazioni del Ministero, per evitare il possibile insorgere di lunghi e costosi contenziosi in virtù del fatto che l’eventuale tassazione dei magazzini sarebbe in contrasto palese con la posizione del Ministero”.
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