VI30944 | MEDIA
“Adesso però ci lascino lavorare e mettano tutte le persone che hanno la ventura, perché oggi bisogna chiamarla solo così, di poter lavorare, di essere messe nelle condizioni di farlo”, è molto chiara Laura Dalla Vecchia, vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle Relazioni Industriali nonché presidente della Sezione che rappresenta le aziende meccaniche metallurgiche ed elettroniche le quali, dati 2018 della Camera di Commercio di Vicenza alla mano, rappresentano oltre il 20% del totale di tutte le attività economiche della provincia (contro il 9,5% della media italiana).
“E non mi riferisco - continua - alle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro: su questo abbiamo siglato, tra parti sociali, un primo protocollo già lo scorso 14 marzo e un secondo aggiornamento il 24 aprile, solo 5 giorni fa, in maniera responsabile e seria. Peraltro, in queste settimane, chi era aperto ha assolutamente dato prova di essere in grado di rispettare queste norme, come comprovato dai dati Spisal che non possono essere smentiti se non da chiacchiere da bar e da fake news, strumentali a far far carriera a qualcuno”.
La richiesta di Dalla Vecchia, si rivolge, invece, al Governo: “La salubrità e la frequenza del trasporto pubblico, che per molte persone è necessario per andare al lavoro, devono essere sistematizzate prima dell’apertura delle fabbriche. Per non contare dei genitori di figli minori: come fanno ad andare a lavorare con le scuole chiuse e l’impossibilità di lasciarli ai nonni che, quando ci sono, magari sono anziani e potrebbero essere a rischio? Abbiamo visto che la Regione Veneto, per quanto di sua competenza, ci sta lavorando, tra le maglie dei vari DPCM. Ma non dovrebbe pensarci anche lo Stato? Si riesce ad avere, tra le varie task force, un coordinamento che metta al centro la vita delle persone e non i singoli aspetti slegati l’uno dall’altro? Aprire le imprese e non le scuole crea una questione importante, perché pare non venga presa in considerazione? Perché non si pensa ad una nuova flessibilità in termini di orario, ad esempio, che aiuterebbe anche il sistema del trasporto e diluirebbe pure il traffico privato sfavorendo, così, gli assembramenti. Ma bisogna iniziare un confronto subito con tutti gli attori coinvolti o si vuole scaricare ancora una volta il peso di questa eterna procrastinazione sulle famiglie? E in primis sulle donne, perché sappiamo che alla fine va così?”
Ci sarà quindi da ripensare la vita sociale, come anche il sistema industriale e il relativo modello di business: “Ai cittadini, ai lavoratori, al sistema delle imprese si è chiesto un sacrificio enorme; chi lavora con l’estero, come le aziende dell’automotive ma non solo, quasi tutto il comparto metalmeccanico vicentino è orientato all’export, ha dovuto subire un ulteriore svantaggio competitivo rispetto ai concorrenti stranieri. Dovremo, tutti quanti, ripensare il nostro modo di stare sul mercato mondiale, perché se è vero che lo smart working e i marketplace sono ottime soluzioni per alcune professionalità e per particolari tipologie di prodotti, il cuore del nostro sistema industriale, quello metalmeccanico, che contava su fiere, viaggi e rapporti internazionali, dovrà letteralmente reinventarsi. Il Made in Italy nel nostro settore si caratterizza per essere estremamente preciso, tecnico e personalizzato, si basa sull'assistenza attenta di clienti che si trovano a migliaia di chilometri da dove produciamo i nostri prodotti o i nostri sistemi integrati. Tutto questo dovrà cambiare e, come già successo, saremo sicuramente in grado di farlo a patto che il Sistema Paese ce lo permetta, non ci metta ostacoli, magari ci capisca e un po' delle risorse dedicate a progetti di puro assistenzialismo li possa dedicare allo sviluppo verso l'estero. E non mi riferisco tanto a risorse finanziare, quanto a un Sistema che sia in grado di muoversi in forza e insieme all'estero, come fanno i nostri vicini francesi o tedeschi per esempio”.
In conclusione: “Ma ora, dopo questo terribile stop, è necessario che ci lascino lavorare, che non ci facciano chiudere per ‘burocratite’ (se per richiedere un finanziamento, ovvero fare debiti mentre si è chiusi, ci vogliono 19 moduli, è chiaro che vale la pena fare altrimenti), che si snelliscano procedure e che la macchina statale serva per dare i ‘via libera’ e per fare i controlli, non a bloccare preventivamente chi ha voglia e possibilità di creare valore aggiunto, come fanno le imprese manifatturiere vicentine. E per fare tutto questo, ribadisco, le persone devono essere messe nelle condizioni di poter tornare a lavorare senza dover essere preoccupate da cosa succede a casa o per strada. Per il resto, le nostre imprese hanno sempre dimostrato di saper fare alla grande il loro mestiere. Lasciatecelo fare”.
Iscriviti e scopri tutti i vantaggi di essere un nostro associato
L'Associazione ha tra i suoi obiettivi principali quello di accrescere la cultura d'impresa