VI34107 | Comunicazioni associative
Le dichiarazioni della presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia in relazione alle ripercussioni del conflitto Russia-Ucraina.
COMMERCIO
L’export vicentino nell’area, sommando Ucraina e Russia, vale circa 450 milioni, contro i 60-70 milioni di import.
Questo significa che i nostri rapporti con questi due paesi portano mediamente oltre 380 milioni di bilancia commerciale positiva a Vicenza, ogni anno, solo grazie all’export diretto.
Ma la manifattura vicentina, e italiana in genere, è nel cuore delle catene di fornitura globali per cui dobbiamo anche contare che venderemo meno anche ai nostri numerosi clienti internazionali, specialmente europei, che poi, a loro volta, esportano in Russia, ad esempio.
Il colpo rischia di essere davvero pesante per cui la comunità internazionale, che oggi sta rispondendo molto molto debolmente, deve trovare il modo di far durare questa crisi il meno possibile.
La timidezza non ha portato alcun risultato e questo è un danno che si ripercuote sull’economia vicentina in maniera diretta: meno export vuol dire meno posti di lavoro.
ENERGIA
Siamo già profondamente in crisi per quanto riguarda la questione energetica e dell’oltre il 70% del gas russo esportato in Europa, ben il 30% finisce in Italia. Ed è uno di quelli che costa meno.
Ne abbiamo bisogno perché il nostro mix energetico è disastroso, bloccare questa fonte energetica non è pensabile altrimenti la pagheremo tutti: imprese, famiglie, PA.
Stiamo pagando caramente gli errori di decenni di politiche energetiche guidate dall’ignoranza ed è per questo che siamo ricattabili.
Ma ora dobbiamo limitare i danni, il gas russo ci serve, non deve essere bloccato.
POLITICA
Il problema, che si ripete ad ogni crisi, è che l’Italia si ritrova ad essere il paese più vulnerabile d’Europa a causa di una classe politica gravemente incompetente, che sui grandi temi, come quello dell’energia o del posizionamento sullo scacchiere internazionale, non ha alcuna strategia non dico a lungo, ma neanche a medio termine.
Il nucleare è diventato terreno di scontro ideologico, le risorse che abbiamo nell’Adriatico sono state stoppate dalla politica, sul gas hanno una confusione imbarazzante.
Considerazioni che valgono anche oggi, nonostante Draghi che di certo non può far quello che vuole perché è tirato per la giacchetta da una maggioranza che si muove in ordine sparso, che pensa solo alle elezioni e si affida al populismo, guidata dalle piazze o dai sondaggi.
Questo è desolante e gravissimo e ci porterà nel baratro, altro che povertà sconfitta.
La gravità della situazione dimostra ancora una volta la loro inadeguatezza che, peraltro, si riflette spesso anche a livello locale.
Basti pensare alla nostra Vicenza che non manca di perdersi in polemiche sterili da teatrino della politica, continuando a dimostrare una visione miope e prospettive lillipuziane quando abbiamo invece un territorio con realtà imprenditoriali che sono punti di riferimento nel mondo.
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