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“Next Generation EU – afferma la delegata scuola di Confindustria Vicenza Lara Bisin – non è, o almeno non dovrebbe essere considerato, semplicemente un pacchetto di stimoli economici; come invece pare sia inteso da certa politica sempre attenta a sbandierare cifre, dimenticando che i fondi, senza progetti, sono soldi dei cittadini buttati al vento. Next Generation EU dovrebbe essere un manifesto di un’Europa e di un’Italia che ha un faro puntato verso i giovani. Cosa che nessuno, dall’estrema destra all’estrema sinistra passando per tutto quel che c’è in mezzo, può vantare di aver fatto. Quota 100, reddito di cittadinanza, Invalsi depotenziati, piani di formazione 4.0 smontati, programmazione sulle specializzazioni in medicina drammaticamente inadempienti stanno tutti lì a testimoniarlo”.
Per Confindustria Vicenza la scuola è un pilastro ineludibile della società e per questo ha deciso di lanciare il proprio grido d’allarme e la propria proposta: “Nonostante le misure adottate (ma bisogna riflettere anche su quelle non adottate) durante la pausa estiva, nonostante le nuove conoscenze sviluppatesi su diagnosi, cure e prevenzione, comunque parte degli insegnamenti, e in particolare quelli degli studi superiori, o sono già sospesi oppure hanno una spada di Damocle sulla testa. In questo senso abbiamo letto e condiviso la preoccupazione degli insegnanti dell’Itis De Pretto di Schio e di molte altre scuole che ci hanno contattato le quali vedono nell’insegnamento in DAD, negli studenti rinchiusi in casa e nella pressoché impossibilità di fare attività laboratoriale vera e propria come un danno abnorme per le giovani generazioni che si troveranno ad affrontare un mondo sicuramente più complicato di quello dei propri genitori”.
Sta agli epidemiologi individuare rischi dell’apertura delle scuole e ai politici decidere quali precauzioni mettere in campo, anche se la prof.ssa dell’Università di Padova Antonella Viola ha detto esplicitamente il tracciamento in Italia è saltato e la raccolta di dati è stato un fallimento.
“D’altra parte – aggiunge Laura Dalla Vecchia, Vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle relazioni industriali -, noi, come genitori e imprenditori, non possiamo esimerci dall’indicare, con gran forza, che non possiamo lasciare questi ragazzi in balia degli eventi. E siccome la scuola, come istituzione, non è considerabile né un parcheggio né solo uno strumento di trasmissione della conoscenza, bensì un caposaldo della nostra cultura e società, facciamo una proposta trasversale ai parlamentari di questo territorio: la primissima progettualità e la più corposa voce di spesa che interessa il Recovery Fund deve essere quella dedicata alla scuola. Dagli asili nido alle superiori. Che preveda un piano straordinario di recupero delle competenze e della socialità perse dai ragazzi in questi mesi e che superi i limiti della tradizione scolastica italiana sia in termini di tempi e orari, sia in termini di modalità. Dobbiamo andare, una volta per tutti, fuori dalla strada tracciata oramai dai nostri bisnonni. Il mondo è cambiato, una pandemia ha sconvolto la normalità: c’è bisogno di prenderla di petto e andare oltre, perché il prezzo del contagio lo stanno pagando di più loro, i più giovani. Altrimenti perderemo la nostra cultura, la nostra tecnica, il nostro sapere e saper fare, ovvero il patrimonio del nostro paese. E per questo credo che in questo dibattito dovrebbero essere in primis i giovani ad essere coinvolti, anche nei tavoli istituzionali. Che arrivino le proposte anche da loro, che ci raccontino la loro scuola del futuro”.
Photo by Matese Fields on Unsplash
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